lunedì 29 gennaio 2007

DA ALI G SHOW! Ali g in da U.S.A....



Sacha Baron Cohen. Alias ALI G. Alias Borat. Alias Bruno. Per citare tre delle impersonificazioni più note di uno tra i più straordinari personaggi mediatici degli ultimi anni, un trasformista che oserei paragonare al leggendario John Belushi. Londinese di buona famiglia di origine ebraica, nato nel 1971, laureato in storia a pieni voti alla prestigiosa università di Cambridge, Cohen ha iniziato ben presto a interpretare personaggi estremi, irriverenti, provocanti fin al parossismo. Ma sempre assolutamente esilaranti. Il rozzo giornalista kazako Borat per esempio, assurdo personaggio che si aggira con nichilistica ingenuità per l'America, sempre alla ricerca del modo più divertente e spettacolare per mettere alla berlina il "sogno americano". Oppure il gangsta rapper Ali G: sboccato, sgrammaticato, offensivo, misogino e razzista: le sue interviste a vari personaggi del panorama culturale americano sono perle assolute di violenza semantica e non-sense verbale.
Se pensate che "Le Iene" siano provocatorie guardatevi lo show di Ali G, in onda su Jimmy dal primo febbraio, ogni sabato alle 19.30: ogni episodio è una carica di ironica cattiveria senza confini, uno sberleffo studiato ad hoc contro ogni senso della misura e della creanza. E pensare che Cohen è felicemente sposato con la modella australiana Isla Fisher e ha la fama di essere un gentleman...
Qual'è il vostro personaggio preferito? Il modello gay di origine austriaca Bruno?
o il terrificante Borat, antisemita e sessuomane?

giovedì 25 gennaio 2007

BORDELLO, una serie/reality veramente fuori dagli schemi

Da giovedì 1 febbraio alle 23.00, JIMMY trasmetterà una serie veramente hard destinata inevitabilmente, nel bene e nel male, a far parlare di sé. Si tratta di Bordello (titolo originale Cathouse), un reality in 12 episodi girati all'interno di una VERA casa di tolleranza del notoriamente permissivo stato del Nevada.
Protagoniste indiscusse le professioniste della casa, che con malizioso candore illustrano pregi e difetti della loro professione, nonché le tipologie maschili che incontrano quotidianamente. Non ci sono filtri ne ipocrisie, si parla di tutto ciò che concerne il mondo della prostituzione: il rapporto con la tenutaria, le tariffe, gli orari, le prestazioni, i clienti. Ne emerge un mondo kitsch, patinato, una fabbrica di sogni fatui, un sottobosco di piccole perversioni all'interno del "mondo normale": si passa dagli addii al celibato dove giovani imbarazzati si improvvisano grandi amatori, passando alle lezioni di sesso dedicate a casalinghe attempate, fino alle "sedute terapeutiche" dedicate alle coppie in crisi. Ironico, dissacrante, assolutamente denso di interesse, dedicato a tutti colori che non si nascondono dietro a falsi pudori.

mercoledì 17 gennaio 2007

martedì 16 gennaio 2007

un film per SEX AND THE CITY.




Con l’inizio del 2007, JIMMY ripropone una delle serie più famose e amate della storia della tv, un fenomeno di costume, una fiction creatrice di moda e tendenza, che ha avuto un impatto notevole nell’immaginario collettivo, sia per i temi trattati, sia per il rapporto con la città di New York, che in Sex and the city viene presentata nel suo lato più “fashion” e modaiolo.
La serie ha chiuso i battenti dopo sette stagioni nel 2004, anche perché, a dispetto della finzione, tra alcune delle attrici i rapporti fuori dal set non erano propriamente idilliaci: si dice infatti che Sarah Jessica Parker e Kim Cattrall (rispettivamente Carrie e Samantha nella finzione) fossero spesso in contrasto su chi delle due dovesse essere la “prima donna”. Fatto sta che nei due anni successivi alla fine di Sex and the city il successo personale delle protagoniste è andato scemando, portandole (forse) a una riconciliazione che dovrebbe generare le realizzazione di un film basato sulla serie. Ora mi chiedo: tutto ciò ha senso? Ha senso rischiare di rovinare la reputazione di una serie vincitrice di 7 Emmy e 8 Golden Globe con una manovra commerciale (perché solo di questo si tratta…) di dubbia riuscita?
Chi ha visto l’ultimo capitolo della saga di Rocky può capire cosa intendo: l’unico modo per rovinare un mito è celebrarne la fine in modo farsesco. Aveva senso il “Padrino parte III”? E “Rambo 3”? “Batman Begins”? Io penso di no. Ciò non toglie che l’esperimento possa riuscire, ma ritengo sia lecito porsi qualche quesito, perlomeno anagrafico, sulla faccenda. Il plot della fiction si snodava attraverso le avventure sentimentali di quattro fascinose trentacinquenni: l’albionica Kim Cattrall ha compiuto ad agosto 50 anni e, nonostante l’indiscutibile forma fisica, il tempo è indubbiamente passato anche per lei. Certo se il film fosse una sorte di conclusione della serie allora avrebbe un suo significato, anche se aprire il vaso di Pandora comporta sempre dei rischi. Non sarebbe meglio ricordarsi le protagoniste così come finiva la serie, avvolte in un’aura di misteriosa fiducia per il futuro? Davvero vi interesserebbe sapere come si conclude la relazione tra Carrie e Mister Big, magari con matrimonio scontato? Oppure sapere che Samantha viene lasciata dal giovane fidanzato per un’avvenente modella? Meglio lasciare il finale aperto alle nostre interpretazioni, lasciandoci liberi di immaginare la conclusione che preferiamo, senza banalizzare quello che sicuramente è divenuto un mito contemporaneo…

venerdì 12 gennaio 2007

babylon 5 su jimmy

il trailer di babylon 5

giovedì 11 gennaio 2007

è possibile fare una trasposizione cinematografica fedele di un grande romanzo?

avendo guardato la miniserie di Dune di cui si parla poco più in basso, ho colto l'occasione per riguardarmi l'omonimo film di Lynch dell'84 e tendenzialmente sono rimasto piuttosto deluso, confermando l'impressione che ne ebbi alcuni anni fa alla prima visione. La regia è ottima, le atmosfere suggestive, gli effetti speciali (per quanto gli anni '80 lo permettessero...) buoni, il cast interessante (basti pensare che parteciparono Sting e Silvana Mangano!). Però chiunque abbia letto i libri della saga di Dune, si renderà conto dell'impossibilità di rendere giustizia ad un'epopea così complessa nel breve volgere della durata di un film.
E penso che i casi come questo siano molti, per cui sarebbe stato preferibile girare una trilogia o una serie a episodi piuttosto che un solo film. Basti pensare al "signore degli anelli" i cui tre episodi durano ben 9 ore e che non riescono tuttavia ad essere del tutto esurienti, tralasciando varie parti del mastodontico romanzo.
Ma gli esempi sono centinaia e non solo recenti: basti pensare alla goffa trasposizione filmica di "Niente di nuovo sul fronte occidentale" di Eric Maria Remarque o allo stupro holliwoodiano perpetrato ai danni dell'Iliade...
per cui mi chiedo: ha senso produrre mezze ciofeche, zibaldoni commerciali che soffocano l'idea originale del testo, sacrificando quindi anche parte della vena artistica dell scrittore?
a me vengono alla mente solo due esempi di grandi film che rendono onore ad altrettanto grandi romanzi: il "Deserto dei Tartari" (1976, con Gasmann, Giuliano Gemma e Max Von Sydow) e il ben più recente "Factotum", con Matt Dillon, tratto dall'omonimo romanzo di Charles Bukowsky.
attendo suggerimenti...

mercoledì 3 gennaio 2007

DUNE, la miniserie! fantascienza di qualità superiore



da stasera DUNE, la miniserie con William Hurt e Giancarlo Giannini. a mio parere molto meglio dell'orginale film di Linch: guardatelo e ditemi se non avevo ragione!


"Fear is the mind killer. I will face my fear and it will pass through me and when it is gone there will be nothing only I will remain."

Nel 1960 il giornalista e scrittore Frank Herbert pubblicò un racconto ambientato in un futuro remoto (avete presente "star wars"...), in cui l'universo conosciuto è dominato da un imperatore, che deve il suo potere a tre fattori: l'alleanza con le più potenti casate nobiliari della Galassia, il consiglio dell'Ordine mistico delle Bene Gesserit e l'appoggio della Gilda delle Spezie, l'unica in grado di effettuare viaggi interstellari.
Un futuro mistico, tecnologico e rinascimentale, anche nei metodi con cui le grandi dinastie combattono fra di loro per il potere. In una Galassia con milioni di pianeti, solo uno è il più ambito pur essendo desertico: Dune. Solo su questo pianeta è prodotta la Spezia, una sostanza capace di prolungare la vita, di dare poteri sovrannaturali alle Bene Gesserit e che permette alla Gilda della Spezia di 'piegare' lo spazio/tempo e così trasportare persone ed astronavi a enormi distanze con la velocità del pensiero.
In questo universo è nato Paul Atreides (Alec Newman), figlio ed erede del Duca Leto Atreides (William Hurt), il nuovo signore di Arrakis. Paul è l'accidentale culmine di un millenario processo di selezione, il cui scopo è quello di generare un super uomo capace di cose che gli altri umani non potrebbero fare.
Ma gli Atreides hanno un nemico irriducibile, l'antico signore di Dune, il Barone Harkonnen.
Ben presto una guerra scoppia tra le due dinastie e gli Atreides sono sconfitti. Solo Paul e sua madre Jessica si salvano, fuggendo nei deserti di Dune.
Il romanzo Dune di Frank Herbert è considerato uno dei principali capolavori della letteratura di fantascienza, ma è riduttivo considerare quest'opera solo fantascienza.
I temi eterni degli intrighi politici, degli sconvolgimenti sociali, dell'amore e del romanticismo, della differenza tra classi resero Dune un best-seller con più di 30 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Arthur C. Clarke ebbe a dire di non conoscere niente paragonabile a Dune, se non Il Signore degli Anelli.

Nel 2000 lo sceneggiatore e regista John Harrison, i produttori esecutivi Richard P. Rubinstein e Mitchell Galin e il produttore David Kappes decisero di trasportare il mondo fantastico di Herbert dalla pagina scritta al piccolo schermo, ben sapendo che non avrebbero potuto fallire come, invece, era successo a David Lynch.
Pe questo, essendo il romanzo di proporzioni epiche e ricchissimo di personaggi ed eventi, fu deciso che il film sarebbe stato suddiviso in tre episodi, in maniera da non perdere ogni elemento del romanzo stesso.
Inoltre, al momento di fare il cast, si decise di puntare su pochi volti riconoscibili: William Hurt nel ruolo del Duca Leto e Giancarlo Giannini in quello dell'imperatore Shaddam IV, per far sì che emergesse sin da subito il personaggio interpretato rispetto all'attore.
Invece grande attenzione venne data agli aspetti più propriamente tecnici. La fotografia è di Vittorio Storaro; Theodor Pistek (Oscar per Amadeus) è l'autore dei costumi; Ernest Farino (Starship Troopers) è a capo degli effetti speciali e Miljen "Kreka" Kljalkovic (Underground) è lo scenografo.


La miniserie ha ricevuto numerosissimi premi e nomination:

Emmy Awards (2001): 2 Emmy per la Fotografia e gli Effetti Speciali; 1 Nomination per il miglior Montaggio Sonoro;
Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films (2001): 1 Nomination per Best Single Genre Television Presentation;
American Society of Cinematographers (2001): 1 Nomination per la migliore Fotografia;
Cinema Audio Society (2001): 1 nomination per il miglior Mix Audio;
Hugo Awards (2001): 1 nomination per il miglior Film;
Motion Picture Sound Editors (2001): 1 Golden Reel Award per il miglior Montaggio Sonoro; 1 nomination per il Missaggio dei Dialoghi.